Ieri pomeriggio al Festival Internazionale del Giornalismo Ezio Mauro, direttore del quotidiano la Repubblica, ha fatto la seguente affermazione: “Sono favorevole all’abolizione dell’Ordine dei Giornalisti”. Al pari dell’imprenditore figlio di papà o del bancario che durante gli incontri con gli studenti tesse le lodi del lavoro manuale (salvo non aver mai versato una goccia di sudore in tutta la vita), la seppur condivisibile dichiarazione di Mauro è oggettivamente irricevibile.
Lo è per ovvi motivi, visto che il pulpito dal quale Mauro si scaglia contro l’Ordine vacilla sotto il peso dei 38 anni da lui trascorsi all’interno della suddetta casta. Da molti anni sentiamo ripetere la storia del “giornalismo che ormai non è più quello di una volta” (lo dicevano nel 2002 anche i miei vecchi professori Dario Di Vico e Giancarlo Bosetti) e fin qui siamo tutti d’accordo. Ma è sull’idea di rendere ancora più precario questo mondo aumentando, invece di diminuire, le distanze fra i “garantiti” e tutti gli altri che le idee divergono.
Progetti come Reporter Academy sono, nella migliore delle ipotesi, dei meri tentativi di arraffare contenuti video a basso costo, col solito alibi del “sei alle prime armi, ti stiamo facendo un favore”. Beh, caro Ezio Mauro, le cose non stanno così. Repubblica, come tutti i grandi siti d’informazione, ha fame di contenuti e spesso si appropria dei video altrui (è capitato perfino con un mio servizio realizzato per la piccola webtv dove lavoro), senza neanche prendersi la briga di avvisarti via e-mail.
Il motivo è semplice: la posizione di forza, condivisa con l’altro colosso dell’informazione “mainstream” sul web (parlo del Corsera, ovviamente), permette questi atti di bullismo ai quali nessuno può realmente ribellarsi, né tantomeno sottrarsi.
Un’alternativa a questo strapotere non c’è ancora ma quando Ezio Mauro, riferendosi agli aspiranti giornalisti, afferma che “essere pagati è un di più” il sangue ribolle. Perché la formazione è importante, ma perfino i nostri governanti – quelli che il direttore di Repubblica bacchetta dalle colonne del suo giornale – hanno finalmente ammesso che i tirocini gratuiti sono molte volte sinonimo di sfruttamento.
Pertanto, invece di pontificare dal palco di Perugia, consiglierei al direttore Mauro di rinunciare alla facile retorica. Quella stessa retorica intrisa di ipocrisia alla quale fanno ricorso i politici più scafati quando inveiscono contro i privilegi da loro stessi voluti e difesi con le unghie.