Il caso Cancellieri

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Il mondo alla rovescia. Politici, giornalisti e magistrati si affannano a tratteggiare in queste ore un ritratto agiografico del ministro della Giustizia Anna Maria Cancellieri. Una sorta di santa patrona laica dei carcerati. Di contro quelli che hanno osato criticarla ora passano per spietati forcaioli che avrebbero tratto quasi godimento fisico nel veder morire Giulia Ligresti in carcere. Sembra la declinazione del famoso “odio di classe” evocato spesso da Silvio Berlusconi. Ma le cose non stanno così: sono in pochi a biasimare il ministro per la sua umanità nei confronti di una donna che rifiutava il cibo e rischiava per questo di perdere la vita. Molti le rimproverano invece l’inopportunità di un interessamento – fin troppo evidente, alla luce degli stretti rapporti con i parenti dell’indagata – che alla gran parte dell’opinione pubblica appare semplicemente come uno scambio di cortesie e favori tra potenti. E di certo non aiutano a svelenire il clima le poco lusinghiere parole riservate da Giulia Ligresti a Piergiorgio Peluso, figlio del ministro Cancellieri ed ex direttore generale di Fondiaria-SAI: “È un idiota protetto dalla madre”. Un idiota, va detto, premiato peraltro con la generosa buonuscita di 3,6 milioni di euro dopo un solo anno di lavoro. A sua difesa il ministro ha sottolineato di essere intervenuta in altre decine di casi, quando in pericolo c’erano le vite di perfetti sconosciuti e, come se non bastasse, alcuni magistrati e alti dirigenti dell’amministrazione penitenziaria coinvolti nella vicenda Ligresti si sono affrettati a “scagionarla” affermando di non aver ricevuto alcun tipo di pressione. Peccato che il problema per il ministro non abbia a che fare col diritto penale; si tratta, infatti, di una questione squisitamente politica e di opportunità, aspetti tutt’altro che secondari o trascurabili per chi ha il compito di garantire la credibilità delle istituzioni. Detto ciò, altra recente strumentalizzazione occorsa in questo continuo “ribaltamento” della realtà è quella che vede protagonista Ilaria Cucchi, la sorella di Stefano. Le sue parole, un circospetto attestato di stima nei confronti di Anna Maria Cancellieri, nei titoli di alcuni quotidiani sono diventate una granitica difesa del Guardasigilli. I sostenitori del ministro ripeteranno nelle prossime ore le sue parole (“Se Cancellieri fosse stata ministro Stefano oggi sarebbe vivo”), omettendo però un passaggio fondamentale (Se avesse saputo delle sue condizioni”). La questione è tutta qui in un Paese dove migliaia di detenuti vivono in condizioni di estremo disagio psicofisico, costretti nelle nostre incivili strutture carcerarie. Proprio come Giulia Ligresti, anche se a differenza di quest’ultima non possono vantare un filo diretto col ministro della Giustizia.