“Una signora mi ha appena detto che io e lei non eravamo italiane uguali e che io lo sono perché qualche stronzo di sinistra mi ha dato la cittadinanza, e che se ci fosse stato ancora il duce avrebbe bonificato e messo la gente come me in un lager”. Ieri mattina Igiaba Scego, scrittrice italosomala nata a Roma e mia cara amica, ha condiviso sulla sua pagina Facebook questo spiacevole incontro accadutole a bordo di un autobus romano. La colpa di Igiaba? Aver preso le difese di una donna senegalese con evidenti problemi psichici. Episodi del genere capitano spesso, ma la concomitanza con la giornata mondiale contro la violenza sulle donne ha reso il “buongiorno” di Igiaba ancora più amaro poiché ci mette di fronte alla brutale arretratezza culturale del nostro Paese. La strada da percorrere per sradicare il pregiudizio è lunga e ancora più tortuosa quando a essere discriminate sono donne di origine straniera. A chi è intrappolato nella propria ignoranza bastano tratti somatici “diversi” per apostrofare il prossimo con epiteti offensivi e improvvisati deliri nostalgici, come quello che Igiaba ha dovuto subire ieri mattina. Una violenza a tutti gli effetti, come tante altre denunciate dai mass-media in occasione della giornata contro la violenza sulle donne. Violenza inaccettabile al pari di quelle fisiche e psicologiche che finiscono, nei casi più drammatici, in prima serata. Ieri è stata oggetto di un attacco razzista, ma Igiaba non è una vittima. Non tutti i passeggeri presenti sull’autobus hanno assistito in silenzio: tre ragazzi si sono esposti per darle ragione. Quel gesto, sommato alla pacatezza con la quale Igiaba ha incassato l’allucinante sequela di insulti gratuiti, la rende vincitrice. Ma ogni vittoria, per quanto apparentemente isolata e insignificante, ha sempre un costo. Le parole, pur se figlie di inciviltà, possono ferire. L’auspicio è che sempre più persone combattano la lotta quotidiana contro l’ignoranza e il pregiudizio. Anche sugli autobus di Roma.
