Avatar di Sconosciuto

Cancel culture e politicamente corretto – Matteo Pascoletti

La lettera della rivista Harper’s contro la “cancel culture”, il sistematico stravolgimento da parte degli ambienti più conservatori di termini quali “politicamente corretto” e “woke”, il caso Montanelli… Conversazione con il giornalista Matteo Pascoletti.

Ascolta il podcast 🎙

Spreaker / Spotify / Apple

Avatar di Sconosciuto

Pasolini mutilato

Pasolini mutilato

La poesia del 1968 “Il PCI ai giovani!!” viene spesso citata, opportunamente “mutilata” (il verso “siamo ovviamente d’accordo contro l’istituzione della polizia” è sempre assente), da giornalisti e politici in malafede per attaccare chi scende in piazza oggi. Basta andare poco oltre “i poliziotti sono figli di poveri” per imbattersi nella complessità di un’analisi che non si ferma all’ormai radicato stereotipo dell’umile agente di polizia contrapposto al manifestante ricco e viziato. Molti dei “rivoluzionari” di allora ricoprono o hanno ricoperto ruoli di primo piano nella politica e nel mondo della cultura (giornalisti, scrittori, professori universitari, artisti…). L’analisi lucida e spietata di Pasolini aveva un suo fondamento, ma applicarla pretestuosamente a chi occupa un edificio vuoto o sciopera per ottenere un salario dignitoso è una mossa disonesta, spesso portata avanti da quegli stessi ex rivoluzionari di estrazione (o aspirazione) borghese che Pasolini già nel ’68 criticava così duramente.

mostraDetto ciò, spiace segnalare come anche gli organizzatori della bella mostra dedicata a Pier Paolo Pasolini (“Pasolini Roma”, al Palazzo delle Esposizioni dal 15 aprile al 20 luglio) siano incappati nella riproposizione edulcorata e per certi versi “tossica” di una poesia che nulla ha di assolutorio nei confronti della polizia intesa come istituzione.

Avatar di Sconosciuto

Il sacrario al fascista e lo “spread” della memoria

Si aggira da tempo per l’Europa, e segnatamente oggi in Italia, uno “spread” assai più insidioso di quello che si frappone tra i nostri buoni del tesoro e i titoli di Stato tedeschi: è lo spettro della nostra memoria collettiva, differenziale impalpabile e volatile quanto l’altro, ma se possibile, ancora più pericoloso.

Provate ad immaginare un piccolo comune tedesco che dopo avere ottenuto 180mila euro dal proprio land (l’equivalente federale delle nostre regioni) decida di spenderne 127mila per erigere un sacrario dedicato ad un suo “cittadino illustre”, passato a miglior vita oltre cinquant’anni prima. Particolare non irrilevante: la persona da celebrare sarebbe un generale della Wehrmatch (le forze armate tedesche del periodo nazista) accusato di crimini di guerra e contro l’umanità. Un fatto del genere, che in Germania solleverebbe uno scandalo di proporzioni nazionali, è accaduto nel nostro paese dove però non ha superato le dimensioni dell’ennesima “scaramuccia” tra destra e sinistra.

È infatti questo il taglio che quasi tutti i principali mezzi di comunicazione hanno dato alla notizia del sacrario per il generale e gerarca fascista Rodolfo Graziani inaugurato lo scorso 11 agosto nel piccolo comune di Affile, a circa ottanta chilometri da Roma. Si è trattato di un’iniziativa imbarazzante anche per lo sconsiderato uso di fondi pubblici, fenomeno ricorrente nel nostro paese e che in questo caso ha documentato come la memoria storica sia ormai un lusso per pochi.

A detta del coordinatore del Popolo della Libertà per la Provincia di Roma, Francesco Lollobrigida, l’iniziativa presa dal sindaco di Affile esprimerebbe infatti “la volontà di una comunità locale di ricordare il suo più illustre concittadino”. Correndogli in aiuto, un altro esponente del Pdl (il consigliere regionale Antonio Cicchetti), replicando alle accuse del Partito Democratico, ha affermato invece che l’inserimento in bilancio dei fondi per il sacrario andava addebitato alla precedente giunta di centrosinistra presieduta da Piero Marrazzo.

Tralasciando di perderci in polemiche da cortile, sullo sterminato e agghiacciante elenco di atrocità commesse dal generale Graziani dalla guerra d’Africa (e poi fino alla Repubblica di Salò) è sufficiente rilevare come e quanto l’oscura figura del generale campeggi in tutti e tre i volumi della Storia degli Italiani in Africa Orientale di Angelo Del Boca; ai meno volenterosi, basterà un’occhiata a Wikipedia per avvertire la presenza del “male” che il “cittadino illustre” di Affile ha incarnato.

Ciò che sconcerta è il silenzio delle istituzioni nazionali: ci si sarebbe aspettato, nel merito, un severo monito del presidente della Repubblica. Ma il dato politico più allarmante, sul quale dovrebbe riflettere anche il cosiddetto elettorato “moderato”, è la manifesta arretratezza culturale e storica di una destra “istituzionale” (rappresentata dal PDL) che nella grande famiglia politica del Partito Popolare Europeo siede accanto alla CDU tedesca di Angela Merkel che non tollererebbe mai, tra le proprie fila, l’ingombrante presenza di nostalgici del Terzo Reich.