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Afghanistan Anno Zero – Laura Cesaretti

Le lotte femministe tra media, politica e uomini – Giulia Blasi
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Uomini. Mettersi in discussione tra dubbi e contraddizioni.
Da due anni partecipo agli incontri e alle iniziative promosse dal gruppo romano di Maschile Plurale, attività stimolante e formativa che non mi ha evitato, anche in tempi recenti, di essere definito persona “che ama spacciarsi per il salvatore delle donne”.
Ribattere, puntualizzare e inoltrarsi nelle pieghe di un rapporto finito male avrebbe poco senso: un giudizio così netto è inappellabile.
Vorrei tuttavia partire da questo episodio che mi vede protagonista mio malgrado per condividere alcune riflessioni più ampie.
“Un gruppo di condivisione al maschile legato alle tematiche del ripensare la mascolinità fuori dalle maglie del patriarcato tradizionale”.
Gli incontri di Maschile in gioco, il gruppo romano di Maschile Plurale, sono preziosi momenti di condivisione e apertura. Si tratta di occasioni rare e assai diverse dalle “chiacchiere da spogliatoio” cui molti di noi sono abituati. Sessualità, affettività, fantasie, paure… Tutti argomenti che gli uomini difficilmente affrontano con altri uomini, figuriamoci con perfetti sconosciuti.
È innegabile che un’attività così inconsueta possa farti sentire “diverso”, non però necessariamente “superiore” o “migliore”.
Più di una volta infatti durante i nostri incontri ho sentito affermare che non siamo “quelli buoni”, perché se c’è qualcosa di cui le donne non hanno proprio bisogno è di eroi che le salvino.
Ma si può prendere posizione (anche pubblicamente) contro la violenza sulle donne, partecipare a convegni e manifestazioni sul tema ed essere al tempo stesso un uomo che nella propria vita abbia ferito emotivamente altre persone?
Non ho una risposta, ma sarebbe utile avviare un dibattito onesto su quanto ingarbugliate e dolorose possano essere le relazioni tra uomini e donne.
Un confronto necessario per tracciare, insieme, una qualche linea di demarcazione tra la violenza (fisica o psicologica, non fa differenza) e la sofferenza che ci viene inflitta da chi riteniamo abbia tradito la nostra fiducia o ci abbia in qualche modo feriti.
Postilla. Non ho preso parte alle attività di Maschile Plurale per ottenere il “patentino di uomo perfetto”, convinto come sono che noi uomini dovremmo tutti metterci in discussione, soprattutto quelli che – come me – si sentano ancora ingabbiati nelle maglie del patriarcato.

Più nudità su Repubblica.it
Sgombriamo immediatamente il campo da moralismi fuori luogo: il problema non sono le chiappe al vento delle tre donne immortalate di spalle in questa foto. Ciò che risulta insopportabile è l’ipocrisia di un quotidiano che lancia petizioni contro lo sfruttamento e la mercificazione del corpo femminile, salvo poi intasare la famigerata “colonna destra” del proprio sito con tette e culi che di “artistico” e “socialmente impegnato” hanno ben poco ma il cui unico scopo è quello di raccogliere i clic di tanti affezionati e arrapati lettori. Maschi, soprattutto.
Se la versione online del quotidiano diretto da Ezio Mauro volesse però mostrare in home page nudi artistici (magari quelli maschili di Robert Mapplethorpe, per rompere un vero tabù) ne saremmo felicissimi.